Captatio benevolentiae

«Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.»

Captatio benevolentiae, dal verbo capio ("afferrare", "catturare", "cercare di prendere, di ottenere") e benevolentia ("benevolenza") in caso genitivo, è un'espressione latina che, tradotta letteralmente, significa accattivarsi la simpatia. Talvolta l'espressione è usata nella forma ad captandam benevolentiam.

L'espressione è usata per indicare l'atteggiamento di chi con belle parole, raggiri, blandizie, cerca di guadagnarsi un atteggiamento benevolo o condiscendente da parte di determinate persone. Nell'antichità era praticata dagli oratori romani, con Marco Tullio Cicerone che la considerava uno dei pilastri dell'ars oratoria.[1] Notoriamente, sono presenti episodi di captatio benevolentiae anche nella letteratura di Omero, con esempi sia nell'Iliade (quando Priamo si umilia di fronte ad Achille per farsi restituire il corpo del figlio Ettore), che nell'Odissea (quando Ulisse supplica Nausicaa con parole dolci e lusinghiere di vestirlo e mostrargli la città). Viene utilizzata anche da Dante Alighieri nell'Inferno (II, 58), seguendo lo schema retorico classico, per conquistare la benevolenza dell'interlocutore.[2]

In retorica, con questa espressione si intende una tecnica che, generalmente nella parte iniziale di un componimento, serve a disporre favorevolmente l'attenzione di chi ascolta o legge. In tal senso, la figura retorica venne adottata nella letteratura cavalleresca, ed era indirizzata al lettore affinché egli considerasse l'opera favorevolmente.[3]

Da un punto di vista giuridico, con questa espressione si indica la capacità di influenzare il cittadino nel voto attraverso lo sfruttamento del proprio ruolo istituzionale all'interno della comunità nella quale il cittadino vive.[senza fonte] In altri casi, questa tecnica retorica viene intesa nel significato originale, ovvero tentare di guadagnare il favore del giudice elogiandone la saggezza in modo eloquente. Nel XIII secolo, Guglielmo Durante definì questa strategia molto efficace.[4]

È inoltre uno degli stratagemmi della dialettica eristica di Arthur Schopenhauer.

  1. ^ (EN) Lucia Calboli Montefusco, Captatio benevolentiae, in Hubert Cancik e Helmuth Schneider (a cura di), Captatio benevolentiae, Brill’s New Pauly. Antiquity volumes, Brill Online, 2006. URL consultato il 20 aprile 2014.
  2. ^ Dante Alighieri, La Divina Commedia. Inferno, MONDADORI, 23 settembre 2014. URL consultato il 24 aprile 2020.
  3. ^ (EN) Florian Schomanek, Captatio Benevolentiae, GRIN, 2011, ISBN 978-3-640-84348-0.
  4. ^ (EN) James A. Brundage, The Medieval Origins of the Legal Profession, vol. 1, University of Chicago Press, 2008, ISBN 978-0-226-07759-8.

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